Gli enti locali di fronte al progetto preliminare della Pedegronda
UN TORMENTONE CHIAMATO PEDEGRONDA

Si torna di nuovo a parlare di Pedegronda e lo si fa in occasione dell'apertura della conferenza dei servizi che porterà gli Enti Locali ad esprimersi sul progetto preliminare presentato nella riunione del 21 dicembre scorso dalla Regione Lombardia. L'appuntamento è per il 31 dicembre 2001. I novantasette Comuni, i quattro Enti Parco e le cinque Province interessate dal tracciato formuleranno in quell'occasione il loro parere in merito al Documento di indirizzi e al cosiddetto "corridoio" in cui dovrà essere costruito il nuovo Sistema Viabilistico Pedemontano.

La proposta avanzata dalla Regione Lombardia non è diversa da quella che avevamo conosciuto qualche mese fa e che aveva visto il sollevamento da parte dei sindaci e dei comitati spontanei di cittadini. Rifondazione Comunista aveva avuto un ruolo decisivo promuovendo diverse iniziative sul territorio e proponendo ordini del giorno nei vari Comuni e nelle Province in cui erano presenti consiglieri ed assessori comuniste e comunisti.

Partendo da una contrarietà al progetto autostradale si propose un diverso schema di ragionamento che, partendo dalla necessità di ridurre traffico ed inquinamento, faceva leva sul rilancio delle ferrovie e del trasporto pubblico locale ed affrontava il tema della riqualificazione della rete stradale esistente ed il suo funzionale completamento con infrastrutture non autostradali ma di collegamento sovracomunale. Su queste parole d'ordine si era registrata una significativa convergenza di altre forze politiche, in particolare del centrosinistra, e con esse si era cercato di costruire un progetto diverso di mobilità.

Questa proposta ha dato respiro e forza anche all'azione delle amministrazioni locali in un confronto con la Regione Lombardia che le ha viste, una volta tanto, non subalterne alle forzature del Pirellone.

Gli Enti Locali avevano così ottenuto l'istituzione di un "Coordinamento amministrativo e tecnico" per studiare e valutare tutte le possibile opzioni, dall'autostrada di Formigoni al sistema della mobilità promosso dai Sindaci, in particolare da quelli dei Comuni della Brianza.

La riunione del 21 dicembre scorso ha invece visto attuarsi una nuova forzatura da parte della Regione e del nuovo Assessore ai trasporti Massimo Corsaro. Per la Brianza viene riproposta la soluzione della nuova direttrice autostradale Desio-Vimercate-Dalmine. Ma questa volta il fronte dei Sindaci non è stato così compatto: si sono registrate posizioni differenziate, da quelle ancora contrarie (in particolare dei Comuni delle Province di Bergamo e Lecco) a quelle più possibiliste.

E' probabile che la conferenza dei servizi di fine gennaio slitti, così come richiesto dagli enti locali, di qualche settimana. Nel frattempo l'Assessore regionale sta definendo una nuova legge per spianare la strada a chi vuole costruire le "nuove autostrade regionali", assegnando le concessioni, i contributi e semplificando le conferenze dei servizi per superare i pareri negativi di quanti si oppongono alla devastazione del territorio.

Non c'è tempo da perdere! Dobbiamo essere capaci di rilanciare la nostra azione, dentro e fuori le istituzioni.

Dobbiamo richiedere che venga colmato quel deficit di democrazia e di partecipazione attraverso la convocazione di consigli comunali e provinciali, di iniziative pubbliche che coinvolgano i cittadini e le comunità locali prima di decidere in merito alla realizzazione di quest'opera. La scelta rispetto ai diritti dei cittadini alla salute, all'ambiente, alla mobilità e ai trasporti non è un affare ad esclusivo appannaggio degli organi esecutivi. A decidere preventivamente su un'infrastruttura che, se realizzata, peggiorerebbe la qualità della vita delle comunità locali devono essere chiamati i cittadini e gli interi Consigli comunali e provinciali.

A tal proposito le comuniste ed i comunisti saranno impegnati a promuovere assemblee pubbliche, anche unitarie, e far si che i sindaci portino in discussione le soluzioni che si intendono adottare.

Per parte nostra, la nostra posizione è chiara: ribadiamo il nostro NO al nuovo tracciato autostradale. Diamo il nostro contributo ad individuare invece una soluzione che agisca su più livelli e che ponga in relazione il rilancio e l'ammodernamento del trasporto pubblico (ferrovie, tranvie, metropolitane e servizi di autolinea) con la necessità di definire una rete ed una gerarchia stradale. Ciò significa costruire aree e stazioni di interscambio, intervenire sulla manutenzione e sulla sicurezza delle attuali strade, costruire tratti limitati di strade sovracomunali (di caratteristiche quindi differenti dalle autostrade) con la funzione di completamento della rete.

E' una proposta sulla quale continuiamo a tenere aperto il confronto. Non è più il tempo delle parole, se si vuole costruire veramente un altro modello di mobilità e di trasporti occorre passare ai fatti!

Daniele Cassanmagnago
(Federazione Brianza del PRC)
Monza, 28 dicembre 2000