Elezioni Europeee 2004

L'Europa che vogliamo

Presentazione del programma di Rifondazione Comunista

Il programma che presentiamo e col quale Rifondazione comunista si presenterà alle elezioni europee è la conferma, la precisazione e lo sviluppo di quello che abbiamo detto e chiesto in questi anni. Noi non presentiamo un insieme intenzioni, ben confezionate e magari, alla vigilia elettorale, più urlate. Non ci limitiamo a dire quello che faremmo nel caso fossimo al governo di un'Europa e di un'Italia diversa. Ai nostri lettori e ai nostri elettori proponiamo ciò per cui in questi anni ci siamo già battuti, in tutte le sedi possibili, nei luoghi di lavoro, nelle piazze e in Parlamento. Ciò che in questi anni ha costituito il motivo di fondo di opposizione al governo di centro destra. Un lavoro impegnato ed impegnativo di cui in queste pagine diamo una sintesi, ma che intendiamo diffondere nella sua forma più estesa proprio per sottolinearne il valore di strumento indispensabile e innovativo nella costruzione dell'alternativa.

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Noi pensiamo che questo governo abbia fatto male e che le sue politiche abbiano peggiorato la condizione di vita di gran parte popolazione. Vogliamo che questo governo vada via e sappiamo che queste elezioni - europee e amministrative - sono un banco di prova fondamentale. Lo sono come quelle politiche in Spagna che hanno mandato a casa il governo di Aznar e quelle regionali in Francia che hanno sancito una crisi irreversibile della destra francese.

Proprio per questo riteniamo non solo utile, ma indispensabile, che le opposizioni abbiano un loro programma. Deve essere chiaro quel che vogliamo, l'alternativa che riteniamo necessaria al governo Berlusconi e in che modo e su quali contenuti si intende governare il paese.

Le nostre proposte, le proposte dell'opposizione di Rifondazione comunista sono chiare. C'è in esse un filo unitario e preciso. Esso è costituito dalla critica alle leggi dell'economia che ci vengono presentate come ineluttabili ed oggettive. Quelle leggi in nome delle quali in questi anni, prima si sono chiesti sacrifici ai lavoratori, poi, senza tanti complimenti, si sono colpiti i loro salari e le loro condizioni di vita, i loro diritti. Leggi inefficaci se è vero, come è vero, che tutta l'Europa è sottoposta ad un dura recessione e non ci sono, per il momento, segnali di ripresa. La crisi della globalizzazione è sotto gli occhi di tutti. A chiunque è evidente che essa non è riuscita a mantenere nessuna delle sue promesse e che oggi più di ieri si sono ristretti gli spazi della crescita insieme a quelli dell'eguaglianza e del progresso sociale. Per questo alle leggi dell'economia noi contrapponiamo gli interessi dei soggetti sociali e delle loro organizzazioni e in nome di questi chiediamo di cambiare rotta.

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Il nostro programma propone quindi cambiamenti radicali e non semplici aggiustamenti dell'esistente. Afferma paradigmi economici e culturali del tutto opposti a quelli delle leggi dell'economia. Prendiamo in esame la questione salariale. Essa è sempre stata al centro della nostra attenzione e lo è stata ben prima che i grandi giornali e l'opinione pubblica si accorgessero di come l'aumento dei prezzi avesse reso tutti più poveri. Noi pensiamo che il salario non possa essere una variabile "dipendente" dalle leggi del mercato e dell'economia. Che esso sia un diritto e come tale vada considerato.

Così come in controtendenza chiediamo che di fronte alla flessibilità dilagante, alla precarietà che ha invaso la condizione dei lavoratori, oggi, vada contrapposta senza timori di essere considerata retrò, la rigidità come corpo di leggi, diritti, sistemi di protezione del lavoratore dal quale non è possibile alcuna deroga.

Come non è possibile prescindere nell'idea fondativa di una nuova Europa dalla definizione di un ambito di beni comuni da difendere. Acqua, energia, territori, biodiversità, città, culture non sono merci. Considerarle tali significa solo condannarle e condannarci alla loro dissipazione e alla loro esaurimento.

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Di fronte a noi abbiamo una sfida. La sfida per la costruzione di un'altra Europa che sia alternativa all'Europa della moneta e del liberismo. E' una sfida difficile, ma non è impossibile vincerla. Essa passa attraverso l'affermazione della pace come atto costitutivo della nuova unità europea. Solo con un'Europa che faccia della pace una scelta chiara e inderogabile è possibile pensare di intervenire e di condizionare il tragico scenario mondiale. Una nuova Europa può sconfiggere la guerra e il liberismo. Il partito della Sinistra europea che fa il suo congresso costituente a Roma l'8 e il 9 maggio fa della lotta alla guerra e al liberismo gli assi della sua azione politica. Non è che l'inizio.

Fausto Bertinotti
Roma, 17 aprile 2004
da "Liberazione"