La gente sente fortemente il problema della scuola

TRENTAMILA FIRME PER COMINCIARE A PARLARE DI BUONA SCUOLA

In poco più di un mese dal 19 febbraio, quando abbiamo iniziato a raccogliere firme per la legge di iniziativa popolare “Per una Buona Scuola per la Repubblica” sono state raccolte più di 30.000 firme.

Milano e il suo vasto hinterland, Bologna e vari comuni della provincia, Roma fino ai castelli, Venezia per mare e per terra, e poi Parma, Carpi, Napoli, Padova, Torino, Forlì, Prato, Cosenza … e la passione si espande a macchia d’olio che si fa fatica a tener dietro alle notizie di nuovi comitati e di nuove firme raccolte, fino alle isole.

È passato solo poco più di un mese dal 19 febbraio, quando abbiamo iniziato a raccogliere firme per la legge di iniziativa popolare “Per una Buona Scuola per la Repubblica” e già sono state raccolte più di 30.000 (trentamilaaaaa!) firme.

Nella quasi totalità si è trattato di volontari dei comitati e dei coordinamenti di genitori, docenti e studenti che in questi anni si sono opposti all’attuazione della riforma Moratti. Penso che neanche un grosso partito sarebbe riuscito a tanto in solo un mese di raccolta di firme, con banchetti nelle piazze, nei mercati, davanti ai supermercati, in tutte le situazioni dove è possibile trovare la gente.

E tutte le volte che la troviamo, la gente è con noi, sente fortemente il problema della scuola, ha vissuto sulla propria pelle le nefandezze di questa riforma e chiede di firmare senza porre troppe domande, ha già un’idea a riguardo.

Certo nel grande numero dei contatti ci sono anche quelli che non ti ascoltano, che hanno fretta, che dicono di non avere figli, che sono d’accordo con la Moratti, che votano Berlusconi … ma la fetta di paese a cui abbiamo chiesto di prendere posizione sta rispondendo in modo deciso e determinato e molto al di là delle nostre stesse aspettative.

Ora, probabilmente noi saremo esaltati per questa risposta così gratificante, e quindi poco obiettivi nel giudizio, ma i messaggi che ci vengono dal mondo degli addetti ai lavori è decisamente deludente.

Nessuno dei 6 principali sindacati della scuola (CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA, COBAS) spreca un po’ di spazio dei propri siti per riferire di questa iniziativa e, del resto, non ne parlano i giornali nazionali né i media in generale. Non che questo ci meravigli, sappiamo che ognuno ha da difendere il proprio orticello senza alimentare le chance dell’”avversario” specie poi se si tratta, come nel nostro caso, di un’entità che non accetta di essere assorbita e che mena vanto della sua trasversalità e indipendenza dalle organizzazioni, questo è il massimo dei disvalori, in certi ambienti.

Ma, ripeto, nulla di inaspettato.

Quello che invece non ci aspettavamo era il proliferare di iniziative e appuntamenti sui temi della scuola che aspirano ad essere considerate occasioni di partecipazione democratica; sembra quasi che gli organizzatori vogliano liberarsi la coscienza e sentirsi così nell’onda della richiesta che viene pressante dal basso e che, a nostro avviso, le 30.000 firme raccolte (e quelle che ancora verranno, 100.000? O più?) rappresentano.

Certo la nostra legge l’abbiamo discussa in pochi, se il riferimento è l’universo paese, e 5.000 persone che discutono una bozza, elaborano emendamenti e poi approvano un testo definitivo dandosi delle regole di rappresentanza, sono decisamente pochi per poter essere rappresentativi.

Ma il messaggio che questi 5.000 hanno lanciato all’intero paese è chiaro e la gente lo sta cogliendo pienamente: questo è il metodo da seguire per avviare un cambiamento, partecipato e condiviso, che produca effetti positivi e di lungo respiro sul Sistema Scuola.

Per noi è stato un grande esercizio di democrazia in cui ognuno ha dovuto fare i conti con le idee dell’altro, riuscendo a capire quando era opportuno fare un passo indietro e, in quei pochi casi in cui è stato necessario, accettando di buon grado i verdetti delle maggioranze.

Il risultato finale è sicuramente diverso da quanto ciascuno dei protagonisti aveva pensato all’inizio, e in alcuni casi è anche distante da certe posizioni espresse, ma questo risultato alla fine è di tutti e tutti vi si riconoscono: è questa la potenza della partecipazione.

Anzi penso che sia ancora più grande la potenza della partecipazione, che riesce a far convivere con pari dignità e legittimità l’individualità e il collettivo, il poter dire di una decisione, di un’idea, di un testo, di qualunque cosa sia il risultato di una progettazione partecipata, “è mio”, “è nostro” con la stessa intensità e fondatezza e senza alcuna contraddizione, e andarne, ovviamente, orgogliosi.

Ma questa cosa o si fa seriamente o se no è un “pacco” come dice lo “zio” Marco, che dice anche:

“Mi piacerebbe vedere le organizzazioni spogliarsi per un attimo dei  propri apparati e trovare i luoghi dove discutere con le maestre e i  maestri, con i genitori, con gli studenti, scuola per scuola,  quartiere per quartiere, con la disponibilità ad ascoltare e  disponibili a farsi modificare dal confronto e dalla discussione. Questo mi piacerebbe ed è per questo che mi incazzo tutte le volte  che non succede. Cioè quasi sempre.”

Certo, la partecipazione è fatica sia per chi partecipa sia per chi ha poi l’onere di agire le decisioni prese. E forse è questo il motivo per cui si cercano surrogati e strade più brevi, che però sono e rimangono “altro” e non si possono far passare per partecipazione.

La raccolta di firme che noi abbiamo avviato è solo un momento di questo percorso, certo non quello in cui si costruisce confronto e dibattito ma quello in cui si raccoglie quanto è cresciuto in modo spontaneo e al tempo stesso organizzato nella vasta prateria della cittadinanza. Se non sei un partito o un’organismo riconosciuto raccogli firme solo se rappresenti un sentire comune, solo se le idee che proponi sono il distillato di una mescolanza di sensibilità che coglie il senso di un periodo storico.

Tutto questo il mondo del centrosinistra non può continuare a fingere di non vederlo; il nostro obiettivo è rendere evidente l’esistenza di questi bisogni, di queste sensibilità e creare le condizioni perché non vengano ignorate ancora una volta.

Io penso che nella imminente scelta elettorale ognuno di noi debba operare una scelta, all’interno dello schieramento di centrosinistra, per quelle forze che si saranno dimostrate più attente e ricettive nel tenere conto di questi messaggi.

Concludo con un appello: diffondete la notizia di questa raccolta di firme per dare forza e dignità a chi vuole costruire dal basso “Una Buona Scuola per la Repubblica”.

Francesco Mele (Comitato promotore nazionale legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la repubblica)
Milano, 28 marzo 2006