Rapporto di Jean Ziegler – Relatore speciale dell’ONU per il diritto all’alimentazione nei Territori Occupati da Israele

Dai territori Territori Occupati da Israele

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI

La catastrofe umanitaria che sta emergendo nei Territori Occupati da Israele va fermata. È inaccettabile che vengano imposte misure militari finalizzate a proteggere la popolazione israeliana mettendo in pericolo la sicurezza alimentare di tutta la popolazione palestinese. Non può esistere una giustificazione per i rigidi blocchi interni che impediscono alle persone di accedere alle risorse alimentari ed idriche: in altre parole, l’imposizione di tali misure militari dà luogo ad una situazione definita “politica della riduzione alla fame”. Il Relatore Speciale ammette che il governo israeliano debba tutelare la sicurezza dei cittadini che vivono in Israele, ma le conseguenze degli attuali metodi di applicazione di tali misure di sicurezza nei Territori Occupati sono del tutto sproporzionate, in quanto essi mettono a repentaglio la sicurezza alimentare ed idrica della stragrande maggioranza dei palestinesi, dando di fatto luogo ad una punizione collettiva. Come nota Amnesty International, non si può permettere che venga punita un’intera popolazione per le azioni di pochi dei suoi membri.

La crisi umanitaria, provocata interamente dall’uomo, può essere arrestata facilmente. È assurdo che in un’economia che potrebbe essere relativamente ricca, grazie alla grande fertilità del suo terreno, molti palestinesi, uomini, donne e soprattutto bambini debbano soffrire la fame. In quanto potenza di occupazione, il governo israeliano ha obblighi sanciti dal diritto internazionale, compresa la Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e il diritto umanitario, nei confronti di tutti i territori e delle popolazioni sotto il suo controllo effettivo, ed è tenuto pertanto a garantire il diritto all’alimentazione del popolo palestinese così come del suo popolo. Il Relatore Speciale ritiene che le azioni intraprese dal governo israeliano nei Territori Occupati violino il diritto all’alimentazione. Il grado di limitazione dell’accesso da parte delle organizzazioni ONU e non governative, tale da limitare gli aiuti umanitari ed idrici alle comunità palestinesi, costituisce anch’esso una violazione del diritto all’alimentazione secondo il diritto internazionale in materia umanitaria.

Il vero e proprio “stato di prigionia” che affligge alcune comunità, come Qalquilya, a causa del nuovo recinto di sicurezza/ muro dell’apartheid, deve essere immediatamente fermato. Come scrive Ethan Bronner sull’International Herald Tribune, “Qalquilya non è isolata soltanto da Israele a Occidente, ma è completamente circondata dalla barriera, per essere isolata dagli insediamenti ebraici in Cisgiordania ad Oriente. Il risultato è che Qalquilya è diventata – non c’è altra parola che possa descriverla – un ghetto, termine dall’eco agghiacciante per gli ebrei, i cui antenati erano relegati nei ghetti di tutta Europa non molte generazioni fa”. Ma confinare i palestinesi nei “ghetti” o nei “bantustan” non farà che affamare e avvilire ulteriormente la popolazione.

Il lento processo di sradicamento del popolo palestinese, suggellato dalla confisca delle terre, dall’estensione degli insediamenti e dalla costruzione di strade riservate ai coloni, nonché dalla costruzione del recinto di sicurezza/ muro dell’apartheid, laddove priva migliaia di palestinesi delle loro terre, case e raccolti, rappresenta una violazione del diritto all’alimentazione. Il diritto all’alimentazione richiede il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale in materia umanitaria, compreso l’articolo 49 della Convenzione che vieta gli insediamenti. Gli insediamenti, per natura, portano alla confisca delle terre e di altre risorse palestinesi. In molti casi, se non ci fossero gli insediamenti, non ci sarebbe bisogno di blocchi interni così rigidi da limitare la circolazione all’interno dei Territori Occupati da Israele. Avraham Burg, ex presidente della Knesset e oggi parlamentare laburista, scrive: “Non c’è via di mezzo. Dobbiamo togliere gli insediamenti – tutti gli insediamenti – e fissare confini riconosciuti a livello internazionale tra lo Stato ebraico e quello palestinese”.

Il Relatore Speciale ritiene vitale, a breve termine, che l’accesso alle risorse alimentari ed idriche venga migliorato per i palestinesi e che gli aiuti umanitari non vengano bloccati, limitati o danneggiati. La capacità di auto-sussistenza dei palestinesi va tutelata e promossa, per evitare la completa dipendenza dagli aiuti umanitari. A lungo termine, e nel contesto del piano di pace previsto dalla Roadmap con la creazione di due Stati, è essenziale che sia valutata seriamente la fattibilità di un futuro Stato palestinese, per garantire che i palestinesi non siano per sempre dipendenti dagli aiuti alimentari. Attualmente, i palestinesi sono quasi completamente dipendenti dal governo israeliano per l’accesso alle risorse idriche e alimentari e per il commercio internazionale: pertanto, la loro situazione è estremamente vulnerabile ogni qualvolta si assista ad un deterioramento delle relazioni politiche. È urgente pensare ai modi per consentire ad un futuro Stato palestinese di disporre di un accesso sostenibile e di un controllo indipendente nei confronti delle risorse alimentari ed idriche. Per garantire il diritto all’alimentazione, uno Stato palestinese realizzabile dovrà avere la capacità di produrre e di commerciare per crearsi un’economia valida e un tasso di occupazione stabile. Per questo, il territorio non dev’essere diviso in vari “bantustan” con circolazione ristretta. I confini devono inoltre essere riconosciuti a livello internazionale, per facilitare il commercio con l’estero e per consentire alla Palestina un accesso indipendente ai mercati. Un futuro Stato palestinese dovrà controllare le proprie frontiere per poter esportare prodotti ortofrutticoli e importare risorse alimentari vitali.

In conclusione, il Relatore Seciale raccomanda al governo israeliano di rispettare i propri obblighi in materia di diritto internazionale ed umanitario e conferma che tali obblighi sono pienamente validi anche nei Territori Occupati. Il Relatore Speciale raccomanda in modo specifico al governo israeliano:

Di agire immediatamente per porre fine al blocco degli aiuti umanitari. L’accesso delle organizzazioni umanitarie per portare aiuti alimentari va facilitato (dando istruzioni in tal senso ai soldati in servizio ai checkpoint) e il governo israeliano deve attenersi alla lettera agli impegni contratti con l’inviata ONU Bertini per quanto riguarda l’accesso delle organizzazioni umanitarie che trasportano aiuti alimentari ed idrici alla popolazione palestinese. Gli impegni presi con Bertini devono divenire impegni vincolanti nel quadro della Roadmap e vanno monitorati nel quadro del meccanismo di controllo internazionale previsto dalla Roadmap. Il governo israeliano deve altresì garantire al personale dell’ONU e delle organizzazioni non governative lo status previsto per consentire loro di accedere alle regioni interessate per scopi umanitari e deve permettere alle organizzazioni umanitarie di svolgere il proprio operato in modo efficace senza limitazioni eccessive alla circolazione e all’accesso alla popolazione palestinese.

Di agire immediatamente per fermare la crisi umanitaria, ponendo fine al regime dei blocchi stradali e del coprifuoco che stanno dando adito ad un peggioramento dei tassi di malnutrizione e di povertà della popolazione civile palestinese. Provocare fame e malnutrizione come effetto collaterale delle misure di sicurezza è totalmente inaccettabile, sproporzionato, e costituisce una punizione collettiva.

Di interrompere immediatamente i blocchi stradali all’interno dei Territori, che limitano la circolazione della popolazione civile palestinese ed inibiscono l’accesso fisico ed economico alle risorse alimentari. Altre misure di sicurezza, tra cui i checkpoint e i sistemi di erogazione dei permessi di circolare, vanno immediatamente alleviate laddove esse limitano l’accesso fisico ed economico alle risorse alimentari per i palestinesi. È imprescindibile che i Territori Palestinesi non siano ridotti a dipendere completamente dagli aiuti alimentari internazionali.

Di porre fine alla distruzione sproporzionata delle terre, delle risorse idriche e delle altre risorse dei palestinesi, nonché dell’infrastruttura per i servizi sociali dell’Autorità Palestinese, per permettere alla Palestina di diventare autosufficiente e di sostenere un’economia funzionante, vitale per un futuro Stato palestinese.

Di fermare immediatamente la costruzione del recinto di sicurezza/ muro dell’apartheid e l’attuale accerchiamento fisico delle aree palestinesi in “ghetti”, specialmente Qalquilya e Tulkarem. Il recinto di sicurezza non deve fungere da meccanismo per separare i palestinesi dalle loro terre. Il governo israeliano deve essere libero di costruire tale barriera sul proprio territorio, entro i confini del 1967, ma costruirlo all’interno dei Territori Occupati, separando i palestinesi dalle loro terre e risorse idriche costituisce una violazione del diritto all’alimentazione.

Il Relatore Speciale ribadisce la validità dell’articolo 49 della Quarta convenzione di Ginevra e ricorda che tutti gli insediamenti nei Territori Occupati da Israele sono illegali e devono essere smantellati.

Di fermare l’attuale processo di “bantustanizzazione” dei Territori Occupati, e pertanto di bloccare le confische e gli espropri delle terre da usarsi per costruire il recinto di sicurezza/ muro dell’apartheid, le strade riservate ai coloni, le zone-cuscinetto e nuovi insediamenti.

Il governo israeliano deve perseguire i crimini commessi dai coloni contro i palestinesi, specialmente laddove essi impediscano o precorrano la raccolta di prodotti ortofrutticoli, per garantire che non si perpetui una cultura dell’impunità.

La Corte Suprema dello Stato di Israele deve riconoscere la Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 come parte integrante del diritto internazionale, valida nei Territori Occupati, così come i Regolamenti dell’Aia nel 1907.

Occorre garantire che tutti i prigionieri e detenuti in Israele e nelle carceri palestinesi abbiano cibo e acqua a sufficienza, e che non siano detenuti per lunghi periodi senza un mandato di arresto.

Di rivedere, insieme all’Autorità Nazionale Palestinese, le attività dell’Autorità congiunta per l’acqua per garantire una ripartizione equa delle risorse idriche dei Territori Occupati, conformemente al diritto internazionale. L’accesso da parte dei palestinesi alle risorse idriche del sottosuolo non può essere sostituito da trasporti inefficienti di acqua desalinizzata del Mar Mediterraneo, specialmente a fronte dei blocchi stradali e della mancanza di libertà di movimento delle cisterne.

Secondo il processo previsto dalla Roadmap, urge una revisione delle potenzialità per la creazione di uno Stato palestinese. Occorre garantire che il futuro Stato palestinese abbia un territorio integro e possa controllare le proprie risorse, per poter garantire il diritto all’alimentazione della popolazione palestinese. Occorre inoltre stabilire i confini internazionali dello Stato palestinese per facilitare il commercio, specialmente le importazioni ed esportazioni di prodotti alimentari.

Tutti i membri del Quartetto che ha redatto il piano per la Roadmap – comprese le Nazioni Unite e l’Unione Europea – devono controllare che il governo israeliano e l’autorità palestinese ottemperino agli obblighi assunti con la Roadmap. Il controllo deve prevedere anche un meccanismo di tutela dei diritti umani volto a ricevere, analizzare e relazionare sulle presunte violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, compreso il diritto all’alimentazione.

In futuro, il governo israeliano dovrà continuare a collaborare con il Relatore Speciale sul diritto all’alimentazione impegnandosi a verificarne le violazioni e la messa in atto di queste raccomandazioni nel lungo periodo. Il Relatore Speciale invita inoltre il governo israeliano ad accogliere in visita altri Relatori Speciali.

Infine, poiché la maggioranza delle violazioni del diritto all’alimentazione dipende dall’occupazione dei Territori da parte del governo israeliano, l’occupazione deve finire e il governo deve ritirare le proprie forze di difesa entro i confini del 1967. Come afferma Ilan Pappe, direttore accademico dell’Istituto di Ricerca per la Pace e docente all’Università di Haifa, “La triste e pur prevedibile verità è che la fine di ogni tipo di violenza (compresa la violenza indiscriminata ai danni di innocenti) avverrà soltanto quando l’occupazione (che ne è la causa) avrà fine”.

Jean Ziegler, (traduzione di Sabrina Fusari e Igor Giussani)
New York, 12 ottobre 2003
da "Liberazione"