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I PREZIOSI COLLABORATORI

Della Puecher fanno parte, e con onore, due importanti nuclei partigiani dei quali finora non si è potuto far parola unicamente perchè, essendosi la loro opera svolta ai margini -- nord e sud -- della zona controllata dalla Puecher stessa, inopportuno sarebbe stato innestarla nella storia continuativa dei fatti.
Uno di essi è il GRUPPO EUGENIO SPIAZZI - ELLO

Il colonnello Spiazzi è quel che si dice "un partigiano". Molto avaro di notizie di sè, tanto che la narrazione delle sue vicende, riferite da terzi, avrà un carattere piuttosto vago e conciso, non è altrettanto restio a prodigarsi quando si tratti di correre incontro al pericolo.
Fondatore e organizzatore di gruppi ribelli sui monti Lessini, tre volte è stato arrestato dalla SS. germanica. Una quarta volta catturato e tenuto in ostaggio a causa di sabotaggi operati nella zona riesce ancora a cavarsela ma per poco, giacchè un quinto arresto è decretato contro di lui da fascisti e tedeschi uniti nel livore; e stavolta è in giuoco la fucilazione.
Ripara nell'alta Brianza, in quel piccolo paese di Ello accucciato sul fianco selvoso delle propaggini del S. Genesio. E lì, anzichè godere una relativa quiete d'esilio, si getta a corpo morto nell'ostinata, eroica lotta contro l'oppressore.
Collaboratori suoi sono due figli accesi della stessa fiamma paterna.
Propaganda, incitamento, persuasione, è un'opera quotidiana e martellante sullo spirito
dei giovani che nelle sue mani sono come il ferro rovente sotto il maglio del forgiatore. Da Colle, Nava, Imberido, Villa Vergano, Giovenzana, Dolzago, convergono i giovani nel minuscolo paese montano ch'è divenuto l'officina dell'ardente fucinatore di anime. Portano le armi gelosamente nascoste, portano soprattutto la volontà di essere guidati all'azione.
Inquadrando così un buon numero di adepti, Spiazzi viene dal C.L.N. di Oggiono incaricato del comando militare di tutta la zona.
Nei giorni della liberazione armata, la sua energia, il suo fervore esplodono. Con le sue squadre partecipa alla cacciata delle colonne nazifasciste e dei Mongoli, ed è sul campo di battaglia che incontra "Sas", il comandante della Puecher, e con lui fraternizza.
Contribuisce poi attivamente all'ultima opera di pulizia, e corona il suo bellissimo lavoro istituendo o sanzionando Comitati di Liberazione nei diversi Comuni, ed avviando i giovani ai vari servizi militari ed amministrativi che costituiranno un valido elemento dell'ordine generale.

L'altra formazione partigiana tanto importante da assumere il titolo di Brigata quando la Puecher verrà promossa a Divisione, è il GRUPPO DON LINO MANGINI - SEREGNO poi BRIGATA III LIVIO COLZANI

Nata appena la Puecher, il Commissario di Guerra Rivolta era stato sollecitato dal maggiore Contini ad agganciarsi con la zona di Seregno. Il Rivolta fruga tra le memorie, vi acchiappa un nome; un nome che è lì da vent'anni, dall'epoca cioè delle prime battaglie antifasciste. Tra i compagni di lotta d'allora era il rag. Cesare Mariani di Seregno, perduto poi di vista ma facilmente ripescabile.
Tanto ripescabile che, senza por tempo in mezzo, il Commissario si presenta all'ospedale di Giussano a chiedere dell'"amministratore" e gli si fa annunciare come "Sandri". Quello, che Sandri non conosce, gli fa fare un po' di anticamera, poi compare... Riconoscimento, ed anche, tacita intesa; ci sono presenti persone estranee, ma il rag. Mariani è all'altezza della situazione:
-- Oh bene, come va? Andiamo di là, Sandri, andiamo!...
Il colloquio dunque s'imposta su basi chiare, ed il Commissario di Guerra viene ad ottenere la certezza che a Seregno "si è perfettamente a posto".
Infatti si è lavorato molto.
Già nel Settembre 43, lì come altrove, giovani hanno provveduto a nascondere armi abbandonate dai militari del presidio. Poi, lavorio di manifestini e giornali insurrezionali in buon numero.
Ma la grande opera, l'opera di stile è cominciata un anno dopo.
Nel Settembre 44 si forma un gruppo di 30 uomini agli ordini di Salvatore Biella, suddivisi in due squadre comandate da Gaffuri Davide e Redaelli Pietro. Qualche arma già c'è, altre vengono acquistate con somme offerte dal C.L.N., altre asportate da un deposito dell'Autocentro.
Contemporaneamente Don Lino Mangini, padre confessore del Collegio Ballerini che ospita, involontariamente, con un presidio il Magazzino Vestiario dell'Aeronautica fascista, effettua i primi approcci col ten. Menegatti, consegnatario del magazzino stesso. L'accordo fra i due è stretto e continuo, e verte principalmente sui problemi della tutela dell'ordine pubblico, e della salvaguardia del materiale. Don Lino Mangini si fa anche patrocinatore di un iniziale contatto fra il ten. Menegatti ed il ten. ing. Carlo Fumagalli, ufficiale pilota, "losco figuro" ricercato da Saletta perchè in rapporti sospetti con gente ch'è andata in Svizzera.
Fra tutte queste persone "tenebrose" si fila in perfetta armonia d'intenti al fianco del C.L.N. rappresentato dal rag. Cesare Mariani.
Il 25 Aprile di mattina, inattesamente arriva un nucleo di circa 40 uomini inviati dal Ministero dell'Aeronautica al IX Battaglione Antiparacadutisti -- ch'è appunto quello di stanza a Seregno -- per "difendere i Magazzini da eventuali attacchi partigiani".
Disgraziatamente i Magazzini sono nel Collegio, ed al Collegio fanno capo i partigiani: la situazione non è semplice.
Ma la fortuna nelle vesti del giovane Litta, stende una mano a Don Lino che, per mezzo di quell'autentico inviato del Cielo, riesce ad avere approcci con tre avieri del Battaglione. Un pieno accordo, consistente nel piano di rendere inoffensivo l'intero Battaglione in caso di azione partigiana, viene concluso alle 15 dello stesso giorno. Appena in tempo!
Alle 17 il C.L.N. dà il segnale dell'insurrezione.
Don Lino chiama il ten. Menegatti e gli ordina di tener pronti gli avieri, ottiene la collaborazione del ten. Mazziga, Direttore del Magazzino Casermaggio dell'Aeronautica, attrae alla propria causa persino il comandante dei 40 uomini inviati dal Ministero, e dopo tanto... insidiosa attività, corona l'opera facendo venire le squadre del Distaccamento partigiano di Paina, un bel nucleo fondato da Alberto Cremonesi con la collaborazione dello stesso don Lino e di Cesare Mariani.
Fuori dal Collegio intanto s'è addensata una folla che rumoreggia e minaccia l'assalto dei magazzini dell'Aeronautica. Fortunatamente giungono in buon punto i partigiani seregnesi, giungono i membri del C.L.N. che Don Lino presenta in pubblico, giunge il ten. Fumagalli nominato comandante militare della piazza di Seregno. La folla guarda attonita, comprende, si raccoglie in attesa.
Si organizzano i disarmi dei diversi nuclei fascisti. Prima del tramonto tutti gli uffici pubblici sono presidiati e poderosi posti di blocco sbarrano le strade di accesso alla cittadinanza. Tutto procede tranquillo -- la relativa tranquillità di un'insurrezione -- tra l'entusiasmo del popolo, fino a mezzanotte.
Improvvisamente si segnala l'arrivo di un'autocolonna tedesca che tenta di passare per via Magenta. Per più di un'ora i volontari del distaccamento, insieme ai reparti garibaldini, combattono contro la strapotente avversario, ma poi la schiacciante superiorità di quello consiglia di venire a trattative, in seguito alle quali la colonna prosegue la sua marcia, privata di alcuni autocarri messi fuori uso durante la battaglia.
Il 26 è impegnato in rastrellamenti e pattugliamenti.
Il 27 si annuncia che una colonna tedesca, composta di una ventina di automezzi è ferma nei pressi di Arosio; l'aiuto di Seregno è richiesto d'urgenza.
Partiti al completo e con le armi pesanti, partecipano alle trattative cui i tedeschi vengono indotti dalla vista dell'imponente schieramento partigiano. Ingente bottino e numerosissimi prigionieri sono avviati al Comando seregnese.
Il 28 altri prigionieri SS sono prelevati a Meda da una colonna respinta.
Così Seregno è in linea con le formazioni più attive nel combattimento.
I suoi Distaccamenti di Paina, Sovico (fondato da Cesare Mariani con Egidio Sala che ne prese la direzione), Desio (organizzato da Umberto Sisti), Carate (Cesana Augusto, poi morto in Germania e sostituito da Camesasca Angelo e Corti Ambrogio), Verano, Triuggio e Albiate, parteciparono (in collaborazione con la 119 Garibaldina quelli di Sovico e di Desio) con profondo fervore ed energia ammirevole al movimento sia clandestino che scoperto.
Ne sostenne la fiamma, oltre all'opera tenace dei vivi, il sacrificio delle Vittime assenti; Augusto Cesana finito in Germania, Don Mauro Bonzi, internato a Bolzano e poi a Dachau, e sopra a tutti, chiaro spirito d'eroe, il mite ragazzo dell'Oratorio, il fucilato di Castiglion Nigra: Livio Colzani.

 
 
Alessandro De Bichiacchi   Ambrogio Locatelli   Dauro Contini   Giuseppe Mascini
             

Ten. Col.
ALESSANDRO DE
BICHIACCHI
di Molfetta
Capo Ufficio
Amministrativo

 

S. Ten. geom.
AMBROGIO
LOCATELLI
di Barzanò
Vice-Capo Ufficio
Amministrativo e poi
Capo Ufficio stralcio

 

Magg.
DAURO CONTINI
di Milano
Delle "Fiamme Verdi"
Ufficiale di collegamento
fra i settori

 

Ten. rag.
GIUSEPPE MASCINI
di Milano
Capo Ufficio
Intendenza

             
 

Uscita dal crogiuolo delle battaglie, la Puecher si trova di fronte ad altri compiti, se pur meno eroici, gravosi e preziosi.
La massa d'uomini da equipaggiare, i servizi da mantenere, le mansioni d'ordine da assumere, il vettovagliamento, la circolazione, i residui rastrellamenti, gli approvvigionamenti dei Comuni, gli infiniti problemi inerenti al trapasso dei poteri; e poi la smobilitazione, la chiusura dei conti: è la ferragine. Ed è una montagna di carta da riempire.
Gli Uffici vengono immediatamente impiantati: Ufficio Amministrativo, capo il col. Alessandro de Bichiacchi, vicecapo il geom. ten. Locatelli; Ufficio d'Intendenza, affidato al ten. rag. Giuseppe Mascini.
Non sono, questi, uomini del 25 Aprile. Hanno già pagato di persona il loro tributo alla grande causa.
Il col. De Bichiacchi, già comandante del distretto di Molfetta, è stato sorpreso dall'8 Settembre mentre si trovava in licenza di convalescenza in Brianza. Presentarsi alla repubblica, nemmeno per idea; inizia allora, con la famiglia, la vita angosciante del "disertore". Orecchie all'erta anche durante il sonno, occhi alla strada ma con cautela, per non farsi scorgere alla finestra; d'altra parte preoccupazioni di diverso genere, perchè l'esistenza è sommamente dura perchè non può lavorare essendo sprovvisto di documenti, nè può valersi del proprio patrimonio avendo interdetto l'uso del nome. Eppure va a pescarsi nuovi fastidi e fa il cospiratore. Propaganda, discorsi... maligni sul conto di quei poveri fascisti che bistratta in tutti i modi trattandoli da impostori e delinquenti... Si mette in contatto con gente poco raccomandabile (che tiene una radio clandestina e finisce in galera); ne fa insomma un po' di tutte, ma di tanto in tanto le sconta andando a dormire nei boschi...
Altro ufficiale disertore è il rag. Mascini, il quale dice di non aver fatto nulla e siccome è tipo che se non vuol parlare non parla, bisogna accontentarsi di dire ch'è un vecchio antifascista... per eredità paterna e che ha visto nella propria casa la faccia dell'angheria in camicia nera.
Quanto al ten. Ambrogio Locatelli, ne ha fatte proprio di tutti i colori.
Comandante di una Compagnia del Genio, all'8 Settembre non si accontenta di fuggire, ma fa fuggire tutti i 150 uomini ai suoi ordini. Il viaggio di ritorno a casa diventa lungo, dato il carattere di Locatelli che approfitta di ogni occasione per far dispetto ai "nazi". A Santhià, per esempio, d'accordo coi ferrovieri, fa scappare una buona parte di militari già caricati in tradotte avviate in Germania. Tornato nella nativa Brianza non sta quieto, ma si mette coi partigiani e fa scappare in Svizzera, equipaggiandoli, ex-prigionieri Inglesi e Jugoslavi. Specializzato nell'organizzazione fughe, fornisce carte false a tre famiglie di Ebrei. Provvede al vettovagliamento di ribelli della montagna e intanto prende contatto col C.L.N. della Brianza. Va persino a far da testimonio alle nozze di una Inglese con un Italiano, dopo aver brigato per prepararlo con l'Autorità Ecclesiastica. Fatto sta che un giorno si trova sotto un cumulo di denuncie fasciste, e se riesce a cavarsela con 6 giorni di carcere e due mesi di libertà vigilata è perchè ha proprio la fortuna dalla sua.
Naturalmente non la smette... e si fa fermare due volte dalle Brigate Nere di Missaglia e Merate; un maresciallo nero parlando di lui afferma: -- Quello è un elemento che sta meglio morto. -- E dal suo punto di vista ha tutte le ragioni.
Traffica persino col Commissario Alloggi per tener lontane le requisizioni dalle case antifasciste; per conto proprio, poi, briga a tutto spiano e con ogni mezzo per non andare sotto le armi repubblicane.
Infine, ciò che non sono riuscite a fare le persecuzioni dei "nazi", tenerlo fermo, l'ottengono gli strapazzi che lo mandano all'ospedale un mese prima della liberazione.
E' appena convalescente quando scocca l'ora, ma naturalmente si presenta a chiedere il suo posto nel moto (come se moto non avesse mai fatto).
Iniziati i lavori d'ufficio, presta un'attivissima opera, a fianco degli altri ufficiali e del Commissario di Guerra, nell'amministrazione del suo settore. Quel settore che il Comando Generale del C.V.L. Provinciale dovrà definire "la perla della provincia".

     
     
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Il Conte Della Porta tra la figlia e "Giorgio", l'inviato del "Valtoce", giornale partigiano

         
         
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Irene Crippa
Renate Brianza, 6 novembre 1945
Editore originale: Stefano Pinelli - Milano
Trascrizione per Internet: Enrico Spreafico mail:sprea@libero.it